Scrittori

Le dita scorrono sulla tastiera. Un pianoforte. Scendono e salgono. In posizione. Un accordo. Si fermano sulla E per un attimo. Riflettono. Rifletto. Lo schermo. Ricordo l’onda increspata, la pelle d’oca. Il mare e la pioggia. Cancello. Tutto da rifare. È una coppa di vino. Lo riempio, lo bevo, l’assorbo; poi verso di nuovo. Altro non siamo che braccia, gambe, busto, d’un unico lampo. Appaio. Ci riversiamo sulle pagine. Noi stessi, non i nostri pensieri. Questo rosso è barricato, ogni volta lo stesso; è un giovane ubriaco con troppa esperienza per i pochi anni; è un cinquantenne con gli occhi riversi. È a terra.

Mi fermo un istante. Devo riprendere fiato. Le voci, invece, loro no, non si fermano. Le avventure scorrono. È una musica che non s’interrompe. Penso alle tante notti passate a ballare. Il dj non ci dava tregua. Un campo di battaglia. BAM. TUM. E, ancora, il ritmo più semplice: TUM-TUM-TCHA. Il cuore. La gran cassa-toracica rimbomba. Davanti a me solo un piano. Così, delicata, avanzo tra un’onda di avverbi e qualche cliché.

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