Tante volte hanno bussato alla mia porta, ma le loro vesti erano sempre quelle dei folli.
Per questo non ho mai preso sul serio una brutta notizia. Alcune volte ho solo sbattuto loro la porta in faccia, altre ho riso del dolore altrui: creduloni, ho pensato, per poi scoprirmi più disperata di loro. Sono andata a controllare con i miei stessi occhi prima di accettare alla morte; ho accusato il messaggero di essere un bugiardo. Quel corvo stava sempre là, appollaiato su un ramo del grande pesco davanti casa. Se l’avessi ignorato, sarebbe andato via. Vari rimedi mi hanno distratta, mi hanno aiutata a non vederlo, a trasformarlo in un colombo per pochi istanti.
Forse è per questo che ora vacillo, che, indecisa, ripercorro con la mente e con il corpo questi tre gradini.
La mia mano stretta a pugno, con le unghie che si piantano nel palmo, è pronta a bussare. Quando provo a sollevarla verso la porta si fa più pesante, mi trascina in basso: vorrebbe farmi sprofondare nel suolo, sparire e non più riemergere, finché non avessi trovato un lato positivo. Ma in questa storia i lati positivi non ci sono, è la tragedia di una famiglia, la vittoria per nessuno:
- Vostro figlio è morto. Ha sofferto per la paura e per il dolore delle ustioni. Non è morto sul colpo, ma soffocato dal fumo di quell’incendio. Le urla sentite dai vicini erano le sue.
Conosco il loro dolore. Sapere o non sapere, questo è il vero dilemma.
Così busso. Aprono due volti rugosi, quattro occhi gonfi di lacrime che non riescono a trovare una via di fuga, otto borse di chi porta con sé un bagaglio troppo pesante, troppo angosciante.
A tre giorni dalla denuncia di scomparsa del figlio, conoscono il motivo della mia presenza. La donna ha un ciuffo biondo platino che le cade davanti all’occhio destro; forse, anche lei, non vuole vedere: non lo scosta.
Restiamo in silenzio. Loro non chiedono, io non asserisco. Lascio loro ancora un momento di conforto nell’ignoranza. Poi si scatena tra loro e me un’improvvisa tensione:
- È morto.
Vorrei poter alleviare il loro dolore. Il corvo sul ramo mi osserva, mi giudica; lo ignoro. Indosso le vesti del folle e mento.
- Almeno è morto sul colpo.