Legata dal tempo non ho via di scampo. Devo avanzare e, zitta, abbassando la testa, resistere. Debbo sorridere di fronte a voi, miei esecutori, miei boia. Camminare senza fare rumore, perché non mi si noti, perché in fondo io sia al vostro servizio, ma non esista davvero. Processione diretta al mio patibolo, al mio risveglio ultimo, alla coscienza di esser stata viva. Una lenta passeggiata sulle sponde del fiume in attesa del mio Caronte. T’aspetto, mio caro. Portami via, laddove tutto alla fine acquisisce un senso. Attendo con mano tremante il tuo arrivo. Un segno, un richiamo. Preparo la moneta. Pago pegno pur di vederti, pur di viaggiare con te. Quanto tempo ancora dovrò camminare queste strade con le lenti di chi ancora non t’ha conosciuto?