Come va? È la prima domanda che facciamo quando incontriamo una persona. Non sempre ascoltiamo avidi di raccontare la nostra storia. Pandesto. È una parola che usiamo spesso a casa.
Pandesto: aggettivo del verbo pandere. Derivazione: Pandora. Non tanto la sua curiosità, quanto la voglia di far conoscere al mondo la verità. Esiste il brutto. Non è giusto che solo lei ne porti il peso eterno.
Quando incontriamo una persona passiamo il tre percento del tempo a parlare del tempo. Quello meteorologico. Se la persona a noi cara accusa dolori interni o esterni passiamo un’altra breve percentuale a parlare del tempo, quello vero, quello che calcoliamo in secondi, minuti, ore. Poche volte parliamo degli anni luce. Poche persone sono interessate a unità di misura così ampie. Siccome non sono introiettabili o vivibili. Ma sono visibili all’occhio dell’astronomo.
Con chi parliamo veramente di vita? Sappiamo almeno cosa significa? Forse no. Forse ci manca proprio quell’appiglio, quello per cui sentiamo d’esserci, sentiamo di essere. In cambio, abbiamo. Abbiamo sete, sonno, fame.
Per gli anglofoni non è così. Per loro del tempo meteorologico bisogna parlare almeno una volta al giorno, sempre. È buon costume. Il meteo è connesso a noi. Il meteo siamo noi. La pioggia è malinconia o una danza rinfrescante o una coperta tirata fin sopra le orecchie. Il sole è il giorno che ci dice che siamo vivi, che la luce alla fine arriva, che la nostra pelle potrebbe bruciare, ma non è ancora il momento. Le nuvole ci ricordano che non sempre ciò che non si vede non c’è. E con questa sensazione sappiamo d’esserci anche noi. Nascosti da grandi nembi attraverso i quali si intravedono i raggi di luce che faticano ad uscire. Noi siamo. E così va per tutto ciò che “abbiamo”. Non abbiamo fame. Non è un possedimento, né tantomeno un possedimento piacevole. Siamo affamati, assonnati, assetati. Siamo la stessa fame, perché senza noi a descriverla non esisterebbe il suo concetto, esisterebbe solo la sua espressione, esisterebbero i suoi sintomi. Uno stomaco che brontola, una gola secca, un occhio che inizia a tremare prima di chiudersi.
Oggi ho deciso che sono viva. Ho scelto di esserlo. Ho. Oggi sono scelta. La vita, la fame, il sonno. Oggi sono anglofona perché solo così posso essere e smettere di avere.
Pando e chiedo a me stessa “Come va?” e mi rispondo: I AM. I AM ALIVE, just for one day, I’M HERE. Pando e chiedo agli voi: Come va?
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