Fiamme, Ghiaccio e Cristallo

Le tue parole un soffio sul cuore. Mi sfiori. Diventano lame. Incidi il tuo nome. Sanguino. Non riesco a smettere. Sgorgano lacrime interne. Un fiume. Non è come un vaso in Giappone. Non ha cicatrici dorate. Il mio cuore che inizia a tremare si svuota, raffredda. Lancia un ultimo gemito. È morto. Adesso ha un nuovo colore, è blu, è sangue essiccato. Una fiamma. Fa caldo. A millequattrocento gradi non si scioglie ancora. È tutto ciò che chiedo. È un pezzo di ghiaccio, duro, irremovibile. Non mi avrai. Non puoi più scalfirlo. Ogni riflesso di luce viene da te. I tuoi raggi si imbattono contro e, tutto quello che avevo sperato di essere, non sono più. Perdo il senso del tempo. Perso il senso. Il lume. La fiamma. Il soffio.

Irradia un arcobaleno, e senza che io me ne accorga sono di nuovo qui. In attesa che qualcosa cambi. Ma un cuore svuotato non può riprendere a battere. Cedo. Cesso di aspettare. Il respiro si fa sempre più corto. Le mani tremano. È silenzio. Non un filo d’aria penetra quella corteccia ghiacciata. Non un raggio di luce riflette sulla fiamma. Tutto è ombra. Tutto è vuoto.

Mi cingo da sola per tenere insieme quei pezzi. Il cuore è caduto. Un cristallo sul fondo dell’oceano di marmo. Sparse qua e là, ogni sua scheggia penetra sottopelle. Ammazza. Ferisce. Il suono di un pianto in sottofondo. Un ago sul timpano. Sono sorda. A me stessa. A te. A ogni lamento. Sono sorda all’affetto d’un tempo. La demenza culla il dolce non ricordo di una vita passata con te. Una vita mai stata.

Così è finita. Tra fiamme e ghiaccio e cristalli rotti. È finito ciò che non ha avuto inizio. In altra vita doveva restare. Nella prossima sarà ancora così. Finché non sarà il tempo di far bruciare il ghiaccio e rimettere insieme i pezzi di un vissuto con te.

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