La luce che filtrava dalle veneziane socchiuse la svegliò. Il sapore di alcol misto a vomito in bocca le ricordò la notte trascorsa alla festa. Un’altra sensazione, più forte: il dolore al petto, il bruciore sui palmi, l’odore acre e ferroso, le riportarono alla mente il rientro; forse, però, era stato solo un brutto sogno.
Sulla sedia di fronte al letto, che non smetteva di girare, i vestiti ammucchiati della sera prima le sembravano prendere vita.
- È tutto nella mia testa
Pensò.
- No che non lo è, è reale.
Una voce di bambina era arrivata dritta da quell’appendiabiti imbastito per la stanchezza. Solo ora riusciva a distinguere un piccolo vestito turchese, da cui spuntavano due gambette che dondolavano, non riuscendo a toccare il pavimento. Più in alto due occhi verdi su un visetto tondo color caramello la osservavano curiosi e divertiti.
- Fate tutti così voi grandi, fingete di non vedermi, ma sono sempre qui; siete noiosi e non volete giocare con me.
- Sto sognando.
- No. Riprova.
- Sono impazzita.
- No, riprova.
L’odore ferroso, il vomito, il dolore. Lucia non voleva neanche pensarci.
- Si, è così. Sono arrivata.
Un’altra voce di bambina, questa volta proveniente da dentro di lei, da un passato molto lontano, le disse di voler giocare. Lucia la zittì.
- Dove andiamo?
- Ti va di giocare con me?
- Dove mi porti?
- Da nessuna parte, ma se vuoi anche ovunque. Giochiamo ora?
- Cosa succederà adesso?
- Vedrai. Non ti piacciono le sorprese?
- Non questa. Cosa ne sarà di me per il resto dell’eternità?
- Che drammatica. Non posso sapere come andrà il resto dell’eternità. Per ora dobbiamo solo scegliere un gioco.
Lucia si perse un momento, tra il dolore di lasciare il mondo che conosceva e la paura dell’ignoto. Spazientita, la bambina dal vestito turchese, sbuffò.
- Quando eri piccola sapevi già chi saresti diventata da grande?
- No.
- E avevi paura per questo?
- No, ma potevo fare dei piani, conoscevo il mondo in cui sarei vissuta.
- Che supponente. Adesso puoi essere tutto e niente, nulla di quello che farai ti darà dei vincoli, non ci saranno più conseguenze. Ogni momento ricomincerai da capo.
Il sorriso divertito sul viso della bambina era sparito, ora era seria:
- Allora, giochi con me?
Un’eternità per giocare, niente più noia, angoscia o dolore, solo la spensieratezza dell’infanzia.
- Si, giochiamo.
L’altra voce, quella dentro di lei, soave e gioiosa, scoppiò in una fragorosa risata, prendendo completo possesso del suo corpo. Si diresse verso la bambina color caramello, la prese per mano e le disse:
- Com’è facile fregarli, questi adulti.